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Via Artom è una strada della estrema periferia torinese dove si incontrano casualmente due giovani dei nostri giorni. Fabio ed Enrica, per assistere alla demolizione di un vecchio palazzo-alveare. Fabio, trentenne insoddisfatto del suo lavoro che vive ancora con la madre, rimane colpito dalla bellezza e spigliatezza di Enrica, che si trova lì per scattare alcune foto. I due si piacciono, al punto che Enrica, d'impulso, propone a Fabio di prendere una stanza in affitto nella grande e vecchia casa in centro dove abita da sola. Sarà questa casa, ricca di storia, a fare da filo conduttore al romanzo, collegando passato e presente. Proprio fra quelle mura, infatti, è vissuto Emanuele Artom, un giovane ebreo della buona borghesia antifascista, morto combattendo per la Resistenza, al quale è intitolata la strada di periferia dove i due ragazzi si sono incontrati. La voce del tempo racconta la storia di Emanuele, riannodando il filo misterioso che la lega a quella di Fabio ed Enrica, impegnati, nella Torino di oggi, ad inseguire un sogno di integrazione tra la folla di immigrati insediati nelle periferie e gli austeri abitanti di Torino, fedele fino in fondo alle sue tradizioni e alla sua storia. Per Fabio, e soprattutto per Enrica, la priorità è abbattere le barriere culturali accogliendo anche Tarik, marocchino diciassettenne arrivato fortunosamente a Torino con la speranza di diventare dj.